Il D.Lgs. n. 142 del 29 novembre 2018, che ha recepito la direttiva antielusione ATAD, Anti Tax Avoidance Directive, tra le rilevanti modifiche introdotte nel nostro ordinamento, ha ridefinito il concetto di “holding di partecipazione non finanziaria” stabilendo i criteri analitici per determinare se una società possa essere inclusa in questa categoria. Ma andiamo per gradi.
Il D.L. “Salva Italia” n. 201 del 6 dicembre 2011, ha introdotto l’obbligo per gli operatori finanziari di comunicare mensilmente all’Anagrafe Tributaria tutti i dati necessari per alimentare l’Archivio dei rapporti con operatori finanziari.
Tali dati riguardano nello specifico le attività di i) assunzione e gestione di partecipazioni, ii) finanziamento da parte dei soci e nei confronti delle proprie partecipate, iii) emissione e sottoscrizione di prestiti obbligazionari, iiii) gestione del cd. “cash pooling”, iiiii) rilascio di garanzie a terzi in favore di partecipate.
I predetti obblighi comunicativi interessano anche le società holding di partecipazione non finanziarie, a condizione che le stesse svolgano tale attività in via prevalente.
Questo concetto di “prevalenza”, fino a prima dell’entrata in vigore del decreto di recepimento della direttiva ATAD, veniva parametrato in relazione agli ultimi due esercizi e sulla base di due presupposti analitici congiunti ovvero i) l’ammontare dell’attivo patrimoniale rappresentato in bilancio dalle anzidette attività doveva essere superiore al 50% del totale dell’attivo patrimoniale e ii) l’ammontare complessivo dei ricavi prodotti da tali elementi patrimoniali doveva essere superiore al 50% del totale dei ricavi.
Con l’entrata in vigore del decreto di recepimento della direttiva ATAD, sono cambiati i criteri analitici ai fini della determinazione del concetto di “prevalenza” dell’attività di holding di partecipazione. Di conseguenza, dal 2019, il criterio di prevalenza viene determinato non più con riferimento agli ultimi due esercizi chiusi e sulla base di due criteri analitici parametrati all’attivo dello stato patrimoniale ed ai ricavi, ma con riferimento ai dati del bilancio approvato relativo all’ultimo esercizio chiuso e parametrato solo all’attivo dello stato patrimoniale.
L’applicazione di questi nuovi criteri per la determinazione della prevalenza dell’attività di holding di partecipazione non finanziaria, amplia in modo considerevole i soggetti tenuti alla comunicazione mensile all’anagrafe tributaria.
SIFIR, in qualità di operatore finanziario, sin dall’introduzione di tale obbligo comunicativo, assiste le società sia nella fase di definizione iniziale del criterio di prevalenza e di analisi dei rapporti oggetto di cumunicazione, che in quella avanzata di effettiva comunicazione mensile all’Anagrafe tributaria.
La comunicazione mensile consiste nell’invio dei dati relativi al rapporto finanziario, delle operazioni extra-conto comprensivi del codice identificativo, e dei dati anagrafici dei soggetti collegati al rapporto, con specificazione del ruolo svolto. Importante aspetto riguarda infine la decorrenza di tale obbligo per i soggetti che vi rientrerebbero in base alle disposizioni del decreto di recepimento della direttiva ATAD. Sotto questo aspetto, che la normativa non ha chiarito in modo puntuale, la prima comunicazione all’Anagrafe tributaria, per i soggetti che hanno l’esercizio coincidente con l’anno solare, dovrebbe essere effettuata entro la fine del mese successivo a quello di approvazione del bilancio chiuso al 31 dicembre 2018. Di conseguenza, se l’Assemblea approverà il bilancio entro il 30 aprile 2019, l’adempimento comunicativo dovrebbe essere effettuato entro il 31 maggio 2019.
Per concludere, sul fronte sanzionatorio ricordiamo che, ai sensi dell’art. 10 co. 1-bis del DLgs. 471/97, per l’omessa, l’incompleta o l’infedele comunicazione all’Anagrafe tributaria si applica la sanzione amministrativa da 2.065,00 a 20.658,00 euro. Dal contesto normativo dovrebbe conseguire che ogni omissione della comunicazione mensile configura una violazione a sé stante autonomamente sanzionabile.